Andrea Branzi. Tutte le epoche vengono al pettine
a cura di Cecilia Cecchini
La mostra Andrea Branzi. Tutte le epoche vengono al pettine a cura di Cecilia Cecchini, rappresenta un’insolita incursione del noto architetto in un universo poco indagato dal design, quello del pettine femminile.
La produzione in grandi serie e il basso costo sono legati all’uso della plastica di tipo più economico, che ha sostituito quasi del tutto i materiali naturali – corno, avorio, tartaruga, legno – e i primi polimeri semisintetici, che rendevano questi oggetti unici nelle sia pur lievi diversità dei colori e delle lavorazioni artigianali.
A testimoniare tali peculiarità è la straordinaria varietà di pettini presenti nella sezione storica di questa mostra, con pezzi provenienti dalla collezione di Gabriella Antonini, veri e propri oggetti d’arte realizzati, per la maggior parte, all’inizio del ventesimo secolo. Pettini decorati, istoriati, modellati nelle forme più insolite, veri e propri gioielli da mostrare all’occasione, da poggiare sulla “toletta”, o da appuntare tra i capelli.
Andrea Branzi si è cimentato con questo tema insolito e all’apparenza frivolo, disegnando i dodici pettini della Collezione Attinie, realizzati in materiale plastico. Rigore progettuale, fantasia e uso di tecnologie avanzate per la produzione hanno dato vita a dodici prototipi difficilmente definibili: un incrocio tra sculture portatili e pezzi di arredo in miniatura. Si fatica a coglierne la dimensione, potrebbero essere i modelli in scala di oggetti molto più grandi. Sono pettini decorativi, talismani contemporanei affollati di significati ma nel contempo lievi e rarefatti nelle forme e nei colori.
Simboli segreti di una persona, dei suoi riti privati, di gesti più simbolici che funzionali.
Omaggio alla bellezza spontanea di una donna incerta tra il pettinarsi e spettinarsi.
(Andrea Branzi)